MSF missions

24/02/1999

Armenia 1998 - 6 - Si va a sciare

Autore: Roberto La Tour

Siamo andati a sciare! Da un po' di tempo avevo sentito parlare di un posto dove si scia. Si tratta di Tzaghadzor, il cui nome, semplice da pronunciare e ricordare come Cesana, mi era già stato citato in più di una occasione. L'idea quindi di andare a provare come sono le piste da queste parti e soprattutto la curiosità di vedere com'è l'atmosfera in una stazione sciistica mi frullava in testa da alcune settimane. Prima non c'era neve, poi non c'era gente (e quindi non aprivano gli impianti). Finalmente la settimana scorsa c'è stata una grossa nevicata, abbiamo telefonato e ci hanno confermato che gli impianti erano aperti.

Rimaneva il problema del trasporto. Non abbiamo il diritto di guidare le auto dei progetti fuori città, e per i mezzi pubblici non era chiaro. Affittare un taxi? In quel momento Gheram, un interprete Armeno di MSF Francia, ci dice che vorrebbe anche lui andare a sciare, e ci propone di andarci con la sua auto personale; appuntamento alle dieci sabato mattina. La sera, vento caldo, chissà la neve?
Bè, ci svegliamo, e abbiamo la sorpresa di vedere Yerevan sotto una nevicata epica. Arriva Gheram, e partiamo con la sua Lada, cioè un'auto identica alle nostre vecchie FIAT 124, con trazione posteriore. Prendiamo una specie di autostrada a doppia carreggiata, con la neve che continuava a cadere e il fondo stradale sempre peggiore. Catene? Cosa sono? A un certo punto, l'inevitabile avviene. Aumenta la pendenza, e siamo bloccati da un groviglio di automobili di traverso. Cosa l'ha provocato? Uno spazzaneve, ovviamente, pure lui bloccato di traverso. Bene, nessuno si perde d'animo: tutti scendono dalle macchine, e tutti aiutano tutti a spingere. Risultato: strada sbloccata, si riparte! Visibilità pessima, complicata dall'assenza nell'auto di un qualsiasi sistema di ventilazione. Giungiamo al bivio per Tzaghadzor, strada sempre più innevata, il nostro autista non si perde d'animo, non capiamo come faccia ad andare avanti, e arriviamo alla nostra meta. Ridente cittadina (almeno ci pare: è sepolta sotto la neve, e anche Sesto S. Giovanni è bella in queste condizioni), con alberghetti dai simpatici nomi di "Casa degli Scrittori" e "Casa degli Artisti". Chiediamo dove sono gli impianti, ci mostrano stradine in salita tutte innevate, e ci tocca spingere almeno una decina di volte.

Finalmente molliamo la macchina, ci incamminiamo, e giungiamo alla partenza della seggiovia. Detta seggiovia è tale e quale a quelle vecchie dei Monti della Luna, ma più allegra: i seggiolini sono ciascuno di un colore diverso. Il motore è protetto da una capannone in metallo, ed è li dentro che affittiamo sci e scarponi, e mentre li proviamo dobbiamo stare attenti a non beccarci i seggiolini in testa.
Finalmente partiamo, senza avere pagato niente, e arriviamo in cima alla prima seggiovia. Lì non sembra esserci nessuna pista, solo un cartellone con Topolino, una rivendita di bibite e la partenza della seconda seggiovia. Facciamo per prenderla, quando un addetto ci ferma: "Bilete?" Mostriamo dei soldi, e scopriamo che salire costa 200 Drams (Un dollaro = 540 Drams). Paghiamo, partiamo, e presto siamo in balìa di un vento gelato che ci soffia in faccia cristalli di ghiaccio. Arriviamo in alto, vediamo che la terza seggiovia è (saggiamente) chiusa, mentre il bar è (dannazione) chiuso pure lui. Sul che scopriamo che non c'è pista, non c'è tracciato, non c'è niente di niente, ma che i pochi sciatori vanno giù, più o meno nella direzione generale della seggiovia. Ci buttiamo pure noi, la discesa in fresca è facilissima, risaliamo un'altra volta, ci trasformiamo in pinguini surgelati, torniamo giù, e decidiamo di andare fino in fondo. La parte bassa è molto difficile: tutta nel bosco, stretta stretta, scavata e profonda, sembrava una pista di bob, nella quale si prende velocità e non c'è spazio per frenare. Il tutto complicato da ragazzini che scendono in slittino, una motoslitta che sale, gente che va giù a piedi. Finalmente Kathleen e io arriviamo in basso sani e salvi, raggiungiamo dentro un container di metallo con la scritta "Kafe" gli altri, ordiniamo qualcosa di caldo e alcolico, quelli non capiscono, ci portano del thé; io non mi lascio scoraggiare e gli altri avventori che ci avevano offerto della Vodka rimangono molto stupiti dal vedermi versare la mia dentro la mia tazza. Brindiamo con questi giovani sciatori, poi ci incamminiamo verso la macchina. Abbiamo ancora l'occasione di assistere al curioso spettacolo di un tizio in sci tirato velocemente da un'auto, tipo sci nautico. Poi di nuovo a spingere per tirare fuori l'automobile dal mucchio di neve in cui era stata parcheggiata, e ritorno senza storie (la strada era stata pulita) a Yerevan dove dovevamo festeggiare un compleanno.



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