Armenia 1998 - 2 - Le prime settimane
Tre settimane ormai. Comincia a fare freddo sul serio, di mattino ci sono croste di ghiaccio sul lato interno delle finestre. Anastasia, la psicologa un po' anziana, se n?è andata, e ci sono stati dei casini di cui tra poco vi racconto.
Ora vi descrivo il modo in cui è organizzata la nostra vita. Viviamo in una casa che è anche il nostro ufficio. Abbiamo a disposizione due autisti: David, che parla inglese, e Haroutiun, che vorrebbe impararlo; e tre interpreti: Narine, Narine e Anahit. Le due Narine sono sposate e mamme, Anahit no. Andiamo in giro per ospedali e altri posti con gli autisti e gli interpreti, cercando di distribuirli tra di noi. Io vado normalmente in giro con Anahit, alla quale ho fatto un corso di biologia di base. Anahit è una delle ragazze armene più carine che abbia visto: pelle chiara, capelli neri, alta, slanciata, elegante, ha classe, stile e razza. E pure molto simpatica. E in contrasto con suo padre, che una volta ci ha dato un passaggio, e che alla guida della sua Lada (FIAT 124), con la barba di tre giorni e un mozzicone fra i denti faceva pensare a un tassista di Novosibirsk. Ma GUAI anche solo a PENSARE di farle un filo di corte: qui la cultura è talmente famiglia-verginità-matrimonio-controllo dei genitori che sarebbero solo un sacco di guai. "Anahit", tra l'altro, vuol dire "Afrodite"; infatti qui in Armenia, prima della cristianizzazione avevano una religione di influenza Greco-Romana.
La mattina, sveglia alle otto e mezza e mi tocca il compito di tirare giù dal letto gli altri. Poi, dopo uno sguardo torvo ai cristalli di ghiaccio sui vetri, vestirsi per affrontare il bagno gelido (unica stanza priva di termosifone) e fuori dalla porta ad assistere al magnifico spettacolo della padrona di casa e nostra vicina in vestaglia e tre golf che apre una botteguccia e mi vende un pane. Colazione a base di Nescafé (mi sono portato dietro una mocca e tre pacchetti di Lavazza, ma ho dimenticato il filtro porta caffè), latte in polvere, burro e miele. Mentre finiamo, arrivano autisti e interpreti, e dopo un'ora di confusione e di telefonate si comincia ad andare in giro per ospedali, in alcuni dei quali fa talmente freddo che il fiato si condensa.
Non si riesce mai a mangiare a mezzogiorno: c'è una regola per il personale locale che dice che o si fa una pausa di un'ora, o si finisce un'ora prima. Ma siccome non riusciamo mai ad organizzarci, ci tocca spesso riscaldare ciò che Salvi, la cuoca-colf, ci ha preparato e mangiarlo dopo le quattro. La sera, mangiamo ancora roba riscaldata, oppure stufi, mettiamo in moto la nostra arte. Siamo a dieci minuti a piedi dal mercato, che chiude alle sei, ma vicino a casa ci sono vari negozi di alimentari tipo bottega di paese che restano aperti fino alle dieci. Per spiegare cosa voglio, devo fare dei disegni (una serie di esagoni e un'ape per del miele).
A volte abbiamo ospiti importanti (si fa per dire), allora facciamo colazione con loro come si deve, e con un'interprete. La settimana scorsa è venuto da Yerevan Thierry, il futuro capo missione, con una segretaria-interprete e due... ispettori delle tasse. Ci siamo procurati dell'Horovatz (grigliata mista) e della Vodka Inglese, Tanqueray (!). Abbiamo brindato almeno venti volte alle vittime del terremoto, all'Armenia, a MSF, alla Grecia, all'Italia, alle nostre famiglie, eccetera. Tra tutti e due, devono aver ingurgitato mezza bottiglia.
Siamo stati invitati due volte in delle case a Gyumri: la prima, dal nostro autista David, che ha preparato un Horovatz fenomenale: in un baracchino in fondo al suo orto, c'è un curioso forno, una specie di pozzo con la brace in fondo. Sotto il coperchio di ferro, ci sono dei ganci a cui appende degli spiedoni con dei grossi pezzi di maiale e delle patate. Buonissimo! Da bere: aranciata, Vodka (armena), vino. Guai a non ingozzarsi fino a scoppiare! Comunque a casa non mangiamo mai carne grigliata (oggi Salvi ha fatto la pizza), ma minestra di lenticchie, foglie di cavolo farcite, penne allo yogurt con aglio (!), patate affettate con carne trita al forno, insalata di patate con pesce. L'Horovatz, questa grande specialità locale di carne alla griglia, è qualcosa che si mangia al ristorante, o quando si invita. Quindi non rischio la gotta, come temevo i primi giorni.
Vi ho accennato a "casini" legati alla partenza di Anastasia. Ora vi racconto. Spiros, il coordinatore, aveva le mani arrossate e irritate e si grattava. Credeva di avere un?allergia. Un giorno, siamo in un ospedale ad Artyk, a mezz'ora da Gyumri. Siamo ricevuti in una topaia gelida, che pare sia l'ufficio del direttore dal direttore e dal dermatologo-venerologo. Quest'ultimo parla un po' di francese, nota le mani di Spiros, e mi dice di dirgli di mostrargli la pancia. L'altro, stupito, esitante (e infreddolito), esegue, e allora il medico dice "pourquoi n'a-t'il pas soigné cette gale?". Insomma, Spiros ha la scabbia. Deve cospargersi il corpo per quattro giorni con un unguento, e fare bollire i suoi vestiti. Ed ecco la nascita del casino. Anahit, a cui il medico ha tutto rispiegato in armeno è stata zitta, ma Salvi, alla quale è stata (stupidamente, a parer mio) data istruzione di bollire i vestiti, si spaventa, non osa parlarne all'interessato, e chiede alle ragazze il permesso di buttargli via tutte le mutande. Anastasia, che andava via, a Yerevan ha raccontato che tutto il personale è spaventato, senza dire niente a Spiros. Risultato, E dovuta venire qui Gilla, moglie di Thierry e "medical coordinator" per l'Armenia a fare una riunione con tutto il personale e rassicurarli che la scabbia non è pericolosa. Sembra che i Sovietici mettessero la gente in quarantena, da cui il panico. Adesso Spiros è guarito.
Finora, abbiamo passato tutti i week-end a Yerevan. Lì c'è una casa per MSF Belgio-Grecia (MSF Francia ne ha un'altra), non è scaldata, e due week-end fa era totalmente priva d'acqua. Spiros sta da suoi amici indiani, e noi facciamo vita sociale con quelli (quelle, sono tutte donne) degli altri progetti, che vivono in altri posti, e che pure loro vengono per il Week-end nella capitale. Ho mangiato al ristorante "pizza di Roma" la pizza peggiore della mia vita, anche se lo storione sulla pizza non sta poi male, e sono stato in una discoteca sotto un'immensa scalinata in stile "littorio". Nella discoteca c'era la gioventù "in" di Yerevan, che scimmiotta l'occidente. Non mi sono divertito. Meno male che si riempie tra le nove e le dieci e si svuota verso mezzanotte (probabilmente per la mancanza di auto e moto e degli orari di tram e bus).
A Yerevan c'è un grande mercatino di roba varia tipo "Balon", però con molte cose nuove, che porta lo strano nome di "vernissage". C'è roba bella (tappeti, gioielli in argento, modellini di chiese in pietra smontabili), cose spaventosamente kitsch (bottiglie in legno lavorato con set di bicchieri che quando la alzi fa una musichetta), cose strampalate (busto di Lenin in alluminio massiccio, orologio da tavolo dell'armata rossa a forma di torretta di sommergibile), cose utili (utensili da cucina, macchine fotografiche usate, cannocchiali, ecc.). La città sembra abbastanza animata, ci sono bar, ristoranti, Jazz-club, teatri, l'Opera. Pare che l'estate sia tutto un "dehors" di caffè, ecc. Confronto Yerevan-Gyumri: Parigi-Cuneo?
Domani sera, Natale con tutti gli espatriati MSF nella casa di Yerevan. Proverò, se il forno che c'è la non mi esplode in faccia, a fare un Gigot d'Agneau. Sennò cercherò di coprirmi di gloria con una gran pastasciutta.