Sahara Occidentale '89 - Diario (2)
TanTan Plage - Layoune Plage
(301 km. - Asfalto)
25 dicembre 1989
Ci addentriamo nel Sahara Occidentale. Al confine, al posto di sbarre e controlli un monumento ricorda la "Marcia Verde", atto che ha dato il via all'occupazione formale delle truppe marocchine. Incontriamo rarissimi fuoristrada e camion di locali; i primi sono vecchie Land Rover 110 che viaggiano tra i 50 ed i 70 all'ora, i secondi sono quasi esclusivamente dei Berliet che.. viaggiano.
Per distrarci da questa monotonia fatta di lunghi rettilinei e assenza di punti di riferimento il cielo si diverte con diluvi e vento teso. Credo che una tale quantità d'acqua nel Sahara Occidentale non la vedessero da anni. Il nastro d'asfalto è in parte in pessime condizioni: velocità massima per non saltare come canguri 80 kmh. In pratica si corre su una superficie che è costituita dal rattoppo del rattoppo del rattoppo dell'asfalto originale.L'andazzo è così fino quasi a Layoune dove giungiamo nel pomeriggio. Grandi controlli all'ingresso, qualche negozio abbastanza fornito (tranne che di birre, con grande scorno di Francesco) e alcune costruzione nuove di pacca, come il modernissimo e deserto aeroporto. Facciamo un bel pieno ed usciamo dalla città proseguendo verso sud ovest. La strada corre tra dune mobili che ogni tanto invadono l'asfalto che però qui è più recente e di conseguenza scorrevole.
Arrivati al bivio per Layoune Plage deviamo. Arriviamo in una città fantasma. Tante casette in buona parte in costruzione. Qualche insegna ed una spiaggia lunghissima fatta di ciottoli. Probabilmente un luogo di villeggiatura estiva per i funzionari governativi di Layoune. Dopo aver amabilmente conversato con dei ragazzi spuntati fuori (come sempre) dal nulla, sistemiamo le tende e la cucina tra dei muretti di cemento grezzo, al riparo dal vento. Il Thellung da bravo geologo si mette ad esplorare i ciottoli della spiaggia e ne trova alcuni al cui interno ci sono dei cristalli. Alex intanto ha indossato i panni dello chef e prepara la sbobba serale che consumiamo dopo aver assistito ad un tramonto dai colori spettacolari.
Layoune Plage - Campo a sud di Boujdour
(225 km. - Asfalto)
26 dicembre 1989
Il tempo è sempre instabile ma un pochino più asciutto dei giorni precedenti. Con molta calma carichiamo i bagagli e ritorniamo sulla strada principale. L'asfalto è a tratti pessimo ma ormai siamo abituati e solo chi a turno sta seduto sulla panchetta posteriore finisce la giornata con il fondoschiena debitamente massaggiato.
Incontriamo qualche mezzo: dei taxi Mercedes stipati fino a scoppiare che viaggiano a velocità folli, qualche Berliet sbuffante ed alcune Land Rover 109 di locali dai colori stinti dal tempo e dal sole.
Ogni tanto qualche piovasco bagna la strada e piccoli gruppi di cammelli selvatici approfittano delle pozze d'acqua che si formano nei buchi dell'asfalto. Sparuti cartelli indicano improbabili incroci ed ogni tanto una leggera curva posta al fondo di interminabili rettilinei viene segnalata con dei grandi cartelli alti due metri. E' una precauzione necessaria: all'esterno di queste curve molti relitti contorti testimoniano del fatto che i guidatori locali si fanno sorprendere da queste lievi correzioni di traiettoria (soprattutto dai colpi di sonno, immagino).
Superiamo Boujdour ed i relativi controlli della Gendarmerie senza entrare in città. Tira un bel vento umido dal mare ed il cielo è grigio. Dopo un'altra manciata di chilometri, visto che non potremmo arrivare in serata a Dakhla decidiamo di fare campo e abbandonata la strada verso est cerchiamo un luogo dove accamparci. Il terreno è piatto, non si intravvedono rilievi o rocce che possano servire da riparo. Decidiamo quindi di utilizzare l'auto come frangivento e costruiamo un murettino di pietre per integrare la schermatura. Funziona. Le tende non sbattono troppo e la zona cucina è ben riparata dal tendalino che si rivela fondamentale. Con il buio cala anche il vento, smette di piovere e la serata termina con una buona cena in un silenzio perfetto.
Bojdour - Dakhla
(295 km. - Asfalto)
27 dicembre 1989
Con l'arrivo a Dakhla, cittadina posta sulla cima di una penisola lunga una cinquantina di chilometri che corre lungo la costa atlantica, si conclude la nostra discesa verso sud: infatti alla gendarmerie locale ci viene annunciato che la pista verso la Mauritania è chiusa a causa di mine. Due giorni prima è saltata per aria una camionetta militare. Facciamo buon viso a cattivo gioco e ci fermiamo per la notte a Dakhla, pernottando in un alberghetto che ha tra i suoi avventori, oltre a noi, solo militari in licenza; ci troviamo nelle retrovie del fronte di quella strana guerra che è quella tra il Marocco ed il Fronte Polisario. Il giorno seguente ci portiamo più a nord, lungo il mare interno creato dalla penisola. Paesaggio lunare popolato da fenicotteri e con la sabbia formata principalmente da resti di bivalvi sbriciolati dal sole e dal mare.
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