Sahara Occidentale '89 - Diario (1)
Manco dall'Africa dall'83. A causa di un fortuito concorso di circostanze riesco a convincere Alessandro (normalmente a Natale scia ma a causa di un ginocchio in disordine è libero) e Francesco a tentare di arrivare a Nouadibou in Mauritania. Si tratta di percorrere la costa occidentale dell'Africa per circa 2.500 km. Metà del percorso si svolge nel territorio dell'ex Sahara Spagnolo. Questo territorio estremamente arido, dal giorno dell'indipendenza (27 febbraio 1976) soffre di un conflitto tra le popolazioni autoctone (il popolo Saharui) ed il Marocco che ne rivendica il possesso. Naturalmente il motivo è anche economico: nella zona di Bou Craa c'è uno dei più grandi giacimenti di fosfati del mondo. Comunque, nonostante il riconoscimento del Fronte Polisario (la struttura politico-militare che rappresenta il popolo Saharui) da parte dell'ONU, il territorio è militarmente occupato dalle truppe marocchine. L'apertura delle frontiere è probabilmente una mossa politica per dimostrare di avere il controllo della situazione.
Di questo viaggio esisteva un diario brillantemente scritto da Alessandro che, però, non si riesce più a trovare. Questa è dunque una ricostruzione basata su immagini e spezzoni filmati. oltre che sui ricordi dei partecipanti.
Torino - Campo sulla Sierra
(887 km. - Asfalto)
19 dicembre 1989
Dopo un mese di organizzazione e ricerca degli scarni dati disponibili sul Sahara Occidentale, finalmente romba il motore del nostro Suzukino. Ad un ora improbabile del mattino partiamo da Torino. Direzione la Francia. Il tempo non è dei migliori: piove a tratti ed in montagna troviamo nevischio. Ma in fondo cosa pretendiamo da questa stagione? Guidiamo ininterrottamente tutta la giornata ed a tarda sera, ormai in Spagna e terminata l'autostrada ci portiamo su un altura per fare campo.
Campo sulla Sierra - Algeciras - Ceuta - Martil
(1128 km. - Asfalto)
20 dicembre 1989
Sveglia presto. Abbiamo ancora molta strada da fare ed il fatto che l'autostrada fino a Algeciras sia ancora in costruzione non sveltisce la nostra marcia. Così è ormai pomeriggio quando facciamo trionfalmente il nostro ingresso nel porto della città spagnola per salire a bordo del traghetto. Abbiamo la fortuna di arrivare con un paio di giorni di anticipo rispetto al grande flusso degli emigrati marocchini che tornano a casa per le vacanze. Grazie a ciò saliamo a bordo nel giro di un ora ed un altra ora dopo sbarchiamo a Ceuta.
In pochi minuti siamo al confine. Qui un minimo di coda e di casino ci sono. Per questo luogo passa ogni sorta di traffici e se le macchine non sono moltissime abbondano invece i portatori che, sotto carichi immensi, affrontano la dura fatica del trasporto e la più dura fatica della dogana marocchina. Noi facciamo la nostra bella coda, sbagliamo l'ordine dei timbri da far apporre, ci perdiamo per un po' nella caotica burocrazia ed infine, abbastanza stanchetti, finalmente, entriamo nel Regno. Alcune minacciose pattuglie, numerosi carretti ed infiniti velocipedi ci inducono a viaggiare lentamente rispettando i limiti ed a sole ormai calato, sulla scorta della guida Routard, ci dirigiamo a Martil dove prendiamo posto nel locale (fetido ma sulla spiaggia) camping comunale. Un posto dove regnano traffici e curiosi. Ma la stanchezza ha presto il sopravvento.
Martil - Mohammedia
(352 km. - Asfalto)
21 dicembre 1989
Per scendere a sud abbiamo previsto di utilizzare la strada che corre seguendo la costa atlantica, cosicché lasciate Martil e la vicina Tetouan alle spalle, superiamo le colline e ci portiamo sul versante occidentale.
Ci infiliamo sulla statale e tra un attraversamento di paesi e città caotici e l'altro, a sera siamo a nord di Casablanca. Cerchiamo un camping. Ne troviamo uno chiuso a Mohammedia.Sarà forse per le nostre facce stanche ma il guardiano si decide senza troppe insistenze da parte nostra ad aprirci un bungalow. Una bella costruzione su due livelli, intonacata di bianco e rosa, posta insieme ad altre in uno splendido parco ben curato all'ombra di altissime palme. Ed in riva al mare. Peccato non sia agosto!
Ci sistemiamo comodamente, facciamo qualche scarna abluzione in considerazione della temperatura e dell'acqua fredda che sgorga dalla doccia e ci prepariamo una lauta cenetta.
Questo è il momento in cui faccio LA terribile scoperta: i miei due stimati compagni di viaggio, che avevano il compito di fare le scorte di viveri, hanno riempito monomaniacalmente la cambusa di tonno, piselli e fagioli. Solo una sparuta scatoletta di zuppa di aragosta per Natale ed uno zampone con relative lenticchie per capodanno escono dallo schema. Per risparmiare sono anche riusciti a trovare gli unici spaghetti che scuociono alla sola vista dell'acqua calda. Mah!
Ci rido sopra (beh, insomma, ci provo..) filmando una performance di Alex che ci svela la sua "presenza" davanti alla telecamera. Un vero attore. A braccio e senza rete!
Mohammedia - Oualidia - Essaouira
(389 km. - Asfalto)
22 dicembre 1989
Danzando al tempo della musica delle Negresses Vertes, la colonna sonora portante di questo viaggio, carichiamo ordinatamente i nostri bagagli e superata di slancio Casablanca ad El Jadida abbandoniamo la strada principale che corre nell'interno per seguire la costiera. Piccoli paesini rurali scarso traffico. A destra ed a sinistra campi coltivati, fino in riva all'oceano.
Verso l'una siamo a Oualidia e per puro caso ci imbattiamo nell'Auberge De La Lagune. E' gestito da un anziano marocchino che con i risparmi di una vita di lavoro in Francia, una volta rientrato ha coronato il suo sogno. L'interno è pulito ed ordinato. Grandi tovaglie ricoprono i tavoli. Pochi avventori ma servizio perfetto. Anche il pesce, i crostacei e le ostriche sono ottime. Facciamo una bella scorpacciata, annaffiando il tutto con un meraviglioso vino bianco locale (Special Coquillage).
Dopo aver pagato un conto ridicolo, per i dovuti burp ci spostiamo sulla terrazza da cui si domina la laguna. In pratica, tra la spiaggia ed il mare aperto c'è una grande duna lunga diversi chilometri con un solo sbocco a mare in prossimità della città. Le ostriche vengono coltivate in questa laguna e la produzione viene quasi totalmente esportata in Francia.
Ben pasciuti proseguiamo verso sud. La costa si alza e la strada corre sul bordo della falesia. Tira parecchio vento ed ogni tanto spunta il sole. Dopo Cap Baddouza la costa piega verso sud est fino ad arrivare a Safi dove abbandoniamo la strada costiera per la più veloce statale. Mano a mano che la visibilità si riduce diventa sempre più impegnativo guidare. Carretti, bambini, ciclisti, capre, sembra che non possano passare tre chilometri senza dover frenare ed evitare qualcuno. Si fa buio, e col buio arriviamo ad Essaouira. Primo incontro: un poliziotto piantagrane che rompe e dato che non ottiene niente si prende la mia patente. Faccia pure. Sono troppo stanco per discutere. Se ne parla domani. Per il momento lo spoglio e ventoso camping di Essaouira ci aspetta per una serata in cui il policeman verrà ad intrattenersi e riuscirà a rendere il mio impatto con questa splendida città pessimo.
Essaouira - Mirleft (Plage El Gzira)
(333 km. - Asfalto)
23 dicembre 1989
Al mattino il pulotto è di nuovo lì. Vuole far pace ma gli scoccia andarsene a mani vuote. Alla fine per tagliar corto alla manfrina gli regalo un pallone da calcio e ripartiamo verso sud. Una prima pausa poco dopo Tamri e poi superato Cap Guir la strada scorre a breve distanza dal mare, dove le spiagge si susseguono. Mano a mano che ci avviciniamo ad Agadir si popolano, principalmente di camper europei.
Ad Agadir a parte la benzina, non abbiamo niente da fare. Ci lanciamo quindi sull'asfalto rovente ed appena possibile abbandoniamo la statale per percorrere la stretta e tortuosa litoranea che porta fino a Sidi Ifni.
Mare a destra e montagne a sinistra attraversiamo qualche villaggio, alcuni decisamente carini fino a Mirleft. Il sole sta calando ed urge trovare un posto in cui fare campo. Naturalmente non troviamo nulla fino a che un cippo non ci suggerisce di imboccare una stradina sterrata che si avvicina al bordo della falesia per poi infilarsi nel letto di un oued e sbucare su una sorta di piazzale sospeso su una spiaggia bellissima. Il luogo è popolato da qualche camper e fuoristrada di tedeschi ed inglesi. A causa della loro peculiarità battezziamo il luogo: la Spiaggia dei Fricchettoni. (nota: la spiaggia si chiama El Gzira, ma questo lo scopriremo anni dopo quando, ritornatici, la troveremo popolata di costruzioni ed alberghi ed ormai senza l'ombra di un fricchettone).
Facciamo un campo splendido, col rumore del mare e del vento a farla da padroni.
Mirleft - TanTan Plage
(220 km. - Asfalto)
24 dicembre 1989
Sveglia lenta. Il tempo non è bellissimo e tira vento ma questa spiaggia è bellissima e dopo aver smontato il campo andiamo a farci due passi. Verso sud una punta che interrompe la spiaggia sotto la quale si apre un immenso arco. Girovaghiamo un po' con poca voglia di rimetterci in viaggio. Ma dopo aver esaurito il secondo rullino ripartiamo verso Sidi Ifni. Ex enclave spagnola ha un carattere tutto suo. L'architettura fonde la tradizione marocchina con quella del sud della Spagna ed il risultato è semplice ed armonioso. Sulla piazza principale su cui si affacciano alcuni edifici di aspetto più coloniale troviamo un bar e facciamo una lauta colazione. Mentre ci immergiamo nel silenzio che ci circonda un timido sole appare a scaldarci le ossa. Momento di pace.
Motore! Abbandoniamo Sidi Ifni seguendo l'asfalto che porta a Guelmin. In mezzo a colline abbastanza verdi costellati di villaggi e piccoli souk, la strada si insinua nell'interno fino a quando tornano il piatto e l'arido a farla da padrone.Guelmin è una città polverosa e poco interessante. Ce la lasciamo alle spalle correndo verso TanTan.
I grandi spazi che si aprono davanti a noi annunciano la zona desertica. Siamo presto al controllo posto alla fine del ponte sul fiume Draa. Solita trascrizione dei dati del passaporto sul librone dei militari e via, verso TanTan. Un po' di traffico, molti carretti, poche auto, qualche pickup. Facciamo il pieno e proseguiamo per TanTan Plage ma arrivativi troviamo tutto chiuso. Anche il camping che la Routard dava come sempre aperto. Il posto non ci piace molto e decidiamo di sfruttare l'ora di luce che abbiamo ancora per proseguire.
La pista scorre sulla falesia che strapiomba sul mare, a circa 200 metri di distanza. Ogni tanto vediamo delle tracce di veicoli che si portano verso il bordo e ad un certo punto decidiamo di seguirne una. Posticino inatteso. Le tracce scendono di uno scalino la falesia e portano ad un bellissimo piazzale a picco sul mare. Siamo protetti da vento e sguardi indiscreti ed Alex si lancia nella soup di aragosta in scatola promessaci con sullo sfondo un tramonto pieno di rossi, arancioni e viola.