Lilongwe e Dowa, Malawi - Primavera 2002 #3
Mercoledì 31 luglio 2002: Rasta forever
Quando vi ho scritto pochi giornni fa, non ho pensato di raccontarvi un incontro curioso avvenuto alcuni sabati fa. Irini mi dice che ha sentito dire da uno degli autisti che da qualche parte a Lilongwe, di sabato mattina, c'è una specie di concerto con strumenti tradizionali durante il quale si può, se a uno piace, fumare erba. Il tutto sarebbe organizzato da dei Rasta. Incuriositi, non dall'erba ma da tutto l'insieme, fissiamo un appuntamento con l'autista, e incontriamo un tizio che ci dice che sta andando lì, ma prima vuole portarci a casa sua. Entriamo in una specie di tugurio, ci sediamo su un divano di velluto rosso con di fronte un gran ritratto di Gesù Cristo in rosa e turchese, e ci presenta sua moglie. Poi, senza la moglie partiamo, usciamo dalla città, ci inoltriamo su uno sterrato in mezzo alla boscaglia quando il tizio ci indica una bandiera etiope: "ecco, vedete, è lÌ". Fermiamo la macchina, e quello ci dice di aspettare. A un centinaio di metri c'è qualche capanna, il pennone della bandiera, e si sentono canti e musica. Presto arrivano due individui con la classica pettinatura Rasta; un fitto dialogo si mette in moto, e poi quelli ci dicono che ci accoglierebbero alla cerimonia molto volentieri, ma che prima vogliono assicurarsi che vogliamo diventare davvero dei Rastafaraians (si scrive cosÌ?). Noi rispondiamo che non sappiamo, che vogliamo prima renderci conto esattamente di cosa sia. Inizia quindi il catechismo, una fitta educazione religiosa sotto un albero. Sono due uomini e una donna. Dopo un po' la donna porta Irini sotto un altro albero, perchè le donne non possono stare insieme agli uomini.
Bibbia alla mano quelli mi informano su tutti i precetti da seguire alla lettera: vegetarianesimo assoluto, niente carne niente pesce niente latte niente uova. Niente forbici: mai tagliarsi i capelli mai radersi. Niente alcool, sotto nessuna forma, niente tabacco, niente te', niente caffè, ma mariuana quanta se ne vuole. Attenzione: solo foglie di mariuana, niente haschish, che non è più naturale. Niente lavoro o business di alcun genere di sabato, che è un giorno di riposo e preghiera. E poi, soprattutto, essere assolutamente convinti del loro credo fondamentale: Hailé Selassié, l'ultimo imperatore d'Etiopia, è la reincarnazione di Gesù Cristo. Sì, proprio lui. L'uomo sconfitto da Mussolini, che è andato alla Società delle Nazioni a protestare, e che, dopo essere stato rimesso sul trono dagli inglesi, andava al mercato di Addis Abeba in Rolls e tirava manciate di monete alla folla. Pare che il motivo di una tale credenza sia dovuta al fatto che la Giamaica subiva una devastante siccità; Hailé Selassié arrivò lì in visita ufficiale, e nel momento che ha messo piede sul suolo Giamaicano si è messo a diluviare.
Alla fine, ci hanno detto che se tornavamo la settimana successiva ci avrebbero accolto tra di loro, ma che dovevamo rispettare rigidamente i loro precetti per tutta la settimana. Abbiamo risposto che ci avremmo pensato su, e siamo andati via un po' perplessi.