Africa

20/12/2002

Mauritania 2002 - Diario (1)

Autore: Alberico Barattieri

Tra le tonnellate di libri e guide divorate negli ultimi mesi era riemerso un luogo mitico di cui mia madre mi aveva lungamente parlato: Oualata, la città dipinta. Un luogo con una storia interessante ed artisticamente unico che però si trovava nel sud est mauritano, un luogo non proprio dietro l’angolo. Il problema era trovare qualcuno con cui andare, visto che Francesco era troppo occupato con il lavoro per poter venire. Così quando nell'autunno del 2002, partecipando ad un incontro tra gli utenti di sahara.it conobbi Athos, che mi propose un posto da navigatore in una spedizione attraverso il deserto mauritano che sarebbe passata per Oualata, non ebbi alcun dubbio. Un veloce preparativo ed eccomi sotto casa in un freddo mattino di dicembre in attesa..


 

Torino - 200 km da Almeria

Venerdì 20 dicembre 2002
Km. 1513. Asfalto - Tempo: variabile

Alle 7, puntuale come un'orologio svizzero (hai visto mai), sullo sfondo di una nebbiosa via torinese compare la sagoma di un HDJ80 rosso. E' Athos, il mio "capo-macchina" per questo viaggio. Ci conosciamo da poco ed il viaggio verso l'imbarco di Almeria ci serve come fase di studio reciproca. A tarda sera, stanchi, ci fermiamo in un distributore di benzina e dormiamo qualche ora.

 

200 km da Almeria - Nador - Guercif

Sabato 21 dicembre 2002
Km. 349. Asfalto - Tempo: variabile

Partiti presto, dopo pochi chilometri incontriamo gli altri nostri compagni di viaggio. Dopo le presentazioni reciproche a bordo strada, insieme ci rechiamo al porto di Almeria. Discreto casino. Così come la coda per il visto a bordo. 

Dopo una traversata di circa 5 ore sbarchiamo a Nador. Comincio a risentire del pollo al limone coraggiosamente consumato a bordo. Così, passate la laboriosa uscita dalla dogana del porto ed un po' di strada nel buio, quando arriviamo a Guercif resto a guardare, senza invidia, gli altri che mangiano. Dopo il pasto ed una manciata di km ci fermiamo ad un centinaio di metri dal nastro d'asfalto dove facciamo campo.

 

Guercif - Tiznit

Domenica 22 dicembre 2002
Km. 1013. Asfalto - Tempo: sole

Il sole non si è ancora levato quando partiamo per questa lunga tappa. Attraversiamo da nord est a sud ovest il Marocco fino a Tiznit. Roberto ci porta nel camping pieno di pensionati europei con i loro camper (docce calde) e, dopo una cena buona ma con forti effluvi di frittura, si impegna nella distruzione morale del proprietario di un "Modulidea" mettendola a confronto con la sua nuova "cellula" della GrandErg.

 

Tiznit - Boujdour

Lunedì 23 dicembre 2002
Km. 925. Asfalto - Tempo: sole, vento

Alle 7 Pippo ci sveglia. Dopo una breve spesa partiamo. La strada è veloce e a ritmo di corsa superiamo Guelmin e Tan-Tan. In prossimità di Tarfaya, prima di Cap Juby, troviamo I soliti relitti di navi arenate. La piu' grande e piu' immortalata delle quali è ormai quasi completamente smontata. Arrivati a Laayoune acquistamo un po' di frutta e pane. Attenzione all'ingresso in città: subito dopo il controllo, nascosto in una Uno bianca, c'è un rilevatore della velocità. il limite è di 40kmh. Conviene rispettarlo alla lettera. Tra Laayoune ed il porto, traffico da ora di punta. Poi tiriamo fino a circa 100 km dopo Boujdour dove facciamo campo, solo in parte disturbati dal vento.

 

Boujdour - Nouadhibou

Martedì 24 dicembre 2002
Km. 795. Asfalto - Tempo: sole, vento

Prima dell'alba ripartiamo. Giungiamo velocemente al bivio per Dakhla. 

Un po' prima del confine ci fermiamo per uno spuntino ed imboscare i VHF. Si ferma una Land: è una troupe della tv marocchina che sta girando un documentario sul Sahara ex spagnolo. Intervistano Roberto sul tema: il sahara è sicuro ed i turisti (e gli investitori) sono i benvenuti. Passiamo un altro posto di blocco, poi quello di Bir Guendouz ed infine giungiamo al confine. I doganieri stanno mangiando e dunque tocca aspettare. Quando l'uomo in divisa ha finalmente emesso un ultimo ruttino decide di occuparsi di noi. In breve veniamo vistati per l'uscita dal Marocco, non prima di esser passati dai colleghi della Police. Possiamo quindi procedere per pochi km fino all'ultimo blocco (vero e proprio confine, con strisce chiodate in terra).

Ora si viaggia su una pista malridotta circondati da relitti e campi minati. E' pur vero che la pista è sicura ma fa comunque un certo effetto. Ed ecco il confine mauritano.

Cambiamento di scena. Le strutture confinarie danno l'idea, così come le eterogenee divise dei militari, della diversità di condizione economica dei due paesi. Pagato l'obolo di ingresso (5 euro) passiamo alla dogana dove oltre ad un altro obolo (15 euro) Athos deve compilare una dichiarazione 'sull'onore' che non venderà la macchina. Alla dogana facciamo anche conoscenza con la guida Mohamed 'la pipe', contattato da Roberto telefonicamente, che ci porterà fino a Nouakchott attraverso il Banc d'Arguin.

Superata la dogana la pista si avvicina alla ferrovia e, dopo averla attraversata, la segue da vicino fino a Nouadhibou. Entrando in città sentiamo un rumore sordo. Per un attimo, a causa del terreno che vibra, penso ad un terremoto. È il treno che sopraggiunge, lento, rumoroso, lunghissimo.

Dopo aver cambiato un po' di 'unghie' (la moneta locale è l'ughia), troviamo ospitalità al camping Baia du Levrier dove ci attendono Luca e Oumou con il piccolo Bruno che, diretti in Senegal, viaggeranno con noi fino a Nouakchott. Pranziamo sotto una tenda all'interno del camping e andiamo a nanna presto.

 

Nouadhibou - Ras Tafarit

Mercoledì 25 dicembre 2002
Km. 230. Pista - Tempo: sole, vento

Dopo una colazione nella pasticceria a fianco del camping ed in attesa di partire, acquisto un paio di sandali (3500 unghie) e con l'Apegroup sulla loro Apecar andiamo a dare un'occhiata a Cansado ex città spagnola e (solo dal di fuori) il terminal della ferrovia. Lungo il percorso vediamo una lunga fila di navi semiaffondate e innumerevoli 'cyberboutique'. 

Una volta rinserrati I ranghi ed imbarcata la guida Mohammed 'la pipe' (la guida è obbligatoria per attraversare la riserva del Banc d'Arguin) partiamo verso la Baia dei Levrieri. Il primo tratto scorre lungo la ferrovia (2 posti di controllo) poi piega verso sud, prima costeggiando il mare su terreno scorrevole, quindi portandosi più nell'interno su terreno più sassoso fino ad un nuovo posto di controllo.

Quì commettiamo l'errore di accennare a La Pipe che ci saremmo fermati a mangiare un momento. Risultato: noi sgranocchiamo qualcosa tra turbini di sabbia (tira un vento forte) e lui entra nella capanna a pranzare. Da vero signore non si scorda, però di inviarci 3 the come conforto..

Ripartiamo. Il camioncino di Luca, condotto da La Pipe si destreggia agevolmente tra le dunette caotiche che ci separano dalla successiva piana immensa che percorriamo ad alta velocità: bellissimo.

Scende la sera e mancano ancora diversi km alla nostra meta, Il villaggio di pescatori di Ras Tafarit. Il terreno diventa più insidioso ed Il buon La Pipe si insabbia. Piastre, spinte e buona volontà hanno alla fine ragione della sabbia molle e, nel buio più totale, giungiamo alla meta.

Siamo tutti un po' stanchi e dopo mangiato andiamo presto a dormire.

 

Ras Tafarit - Iouik - Nouamghar

Giovedì 26 dicembre 2002
Km. 147. Pista - Tempo: sole, vento

Aperti gli occhi ci rendiamo conto di essere in riva al mare. La sera prima a causa del buio ne avevamo solo sentito il rumore. Intanto il gruppo si allarga: dopo il camioncino Mercedes di Luca si uniscono al gruppo una Peugeot 505 alla frutta ed una Mercedes 200 solo un pochino più sana. Alla guida rispettivamente un francese allampanato e stravagante (che qualche giorno prima ci aveva sorpassato in tromba su un passo marocchino) ed una coppia francese in là con gli anni che stanno esaudendo la loro voglia di avventura ("une fois dans la vie"). Entrambe le vetture sono destinate ad essere vendute in Senegal o chissà dove e "approfittano" della nostra scorta fino a Nouakchott.
Dopo aver pagato il pernottamento al capo villaggio (in Mauritania si paga tutto: 1000 unghie) ed aver ammirato una vecchia Land "semplificata", puntiamo a sud.

Ci fermiamo per uno spuntino a Iouik dove ci sono un posto di blocco, una pista di atterraggio ed un villaggio di pescatori. Scattiamo foto alle agili barche locali, scorgiamo un branco di delfini (?) che risalgono la corrente del braccio di mare antistante e qualcuno si addentra nel villaggio con il capo alla ricerca di un piatto di pesce.
Si riparte. Dopo aver attraversato nuovamente il posto di blocco puntiamo a est, attraverso rilievi dunosi e, dopo pochi km, la Mercedes dei francesi si ferma: a causa di un colpo ci sono problemi con il radiatore. Niente paura. Ci sono Roberto ed il francese del Peugeot. Quest'ultimo, infilato un braccio nel cofano, con una serie di strattoni strappa letteralmente il convogliatore d'aria del radiatore con le mani, meritandosi da quel momento l'appellativo di "Indiana Jones". Riparato anche un manicotto con nastro al teflon la Mercedes romba come nuova.

Non siamo soli. Nello scenario di piccole dune sparse che ci circonda incontriamo un primo gruppo di tre auto francesi che stanno intervenendo su un differenziale (!) e poco più in là un altro fermo ai margini del percorso. Poi la pista, ormai al tramonto, si riaccosta al mare ed alle lagune, popolate da migliaia di uccelli.

Giungiamo infine a Nouamghar, posto di controllo e di uscita dal Banc d'Arguin. Ad un paio di km di distanza ci fermiamo lungo la spiaggia per fare il campo. Un locale cerca di venderci del pesce ma ci chiede troppe unghie e non se ne fa niente.

 

Nouamghar - Nouakchott

Venerdì 27 dicembre 2002 
Km. 190. Spiaggia, pista - Tempo: sole, vento

Fedeli alle raccomadazioni di "la pipe", alle 8 siamo pronti per la cavalcata sulla spiaggia. Infatti la scelta del percorso per proseguire verso sud passa per la pista interna sassosa e la spiaggia più scorrevole (ma solo a marea bassa). Bello anche se, a causa delle dune, la spiaggia non è liscia ma si procede tra dossi continui che limitano la velocità. Si viaggia tra le dune ed il mare, a pochi metri dall'acqua. Certo, non deve essere divertente restare bloccati con la marea che sale velocemente. Immagino la faccia di quelli che ci hanno lasciato il pullman che incontriamo lungo il percorso.

Al rischio non sono immuni i locali (ne incontriamo uno che aveva passato la notte con il pickup in acqua: fortuna per lui che il mare era piatto). Anche loro utilizzano la spiaggia per i trasporti tra i villaggi lungo la costa. Raggiunto uno di questi (Tiouilit) si abbandona la spiaggia e si viaggia su una pista ben battuta, a tratti molto sconnessa.

Ne risente la Peugeot di Indiana Jones che prima ha un problema ai suoi ammortizzatori e, qualche km più avanti fora il serbatoio. Roberto lo prende a rimorchio fino a Nouakchott.

Al posto di blocco prima della città i militari reclamano un "cadò". Poi ci addentriamo tra il cantiere della nuova strada asfaltata per Nouadhibou (che taglierà fuori il Banc d'Arguin, sempre più protetto) e l'immensa discarica che costituisce l'ingresso in città. Arrivati alla periferia svoltiamo in una via sterrata sulla sinistra per dirigerci al camping La Rose.

Quì apro una piccola parentesi per descrivere cosa si intende a Nouakchott (ma anche a Nouadhibou) per camping. Un cortile di una normale abitazione, cintato da mura e con un robusto portone di ingresso. Una tenda. Un cesso. Un numero esagerato di clienti stipati con un incastro che ha del miracoloso. E' tutto. E ci si deve pure ritenere fortunati a trovare posto.

Comunque ci sistemiamo al sopra citato camping e andiamo a far lavare la Toyota per togliere il sale raccolto lungo la spiaggia. Il primo distributore ci chiede uno sproposito, il secondo circa un terzo. Laviamo la macchina. Facciamo un giro per la città, prima nei quartieri nuovi e di rappresentanza (esteticamente non male), poi alla ricerca di una cassa metallica per il tetto dell'80.
Il problema è trovare il mercato e, soprattutto, con negozi aperti, visto che siamo di venerdì. Girovaghiamo a lungo per vicoli lerci e sovraffollati prima di ritrovarci nella zona giusta del mercato. Athos trova in due secondi quanto sta cercando ma la trattativa sul prezzo dura una buona mezz'ora. Alla fine torniamo al camping dove, infine, anche io acconsento ad una doccia!


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