Marocco 1991 - Diario (2)
Zagora - Foum Zguid - Km 22 della pista Foum Zguid - Tissint
31/12/1991
Km 163. Pista - Tempo: Leggermente velato. Freddo.
Mattinata con spese varie in Zagora (pane, coltello, vino, sigarette), riparazione della gomma e partenza in direzione Foum-Zguid alle 12.00.
La pista parte dal rondò dove si trova il famoso cartello "Tombouctou 40 giorni di cammello": Prendere a destra della stazione di polizia la pista che si dirige verso l'aeroporto. Passatolo tenersi sulla pista a destra in direzione ovest. Il tracciato segue un percorso diverso da quello segnato sulla carta anche se risulta percorrere la stessa vallata. Percorso monotono, dopo delle dune a circa otto chilometri da Zagora, la pista si snoda seguendo la vallata su fondo sabbioso-ghiaioso fino a Bou-Rbia.
Dopo questa località (in cui si trova un ospedalino) la guida diventa stressante a causa del fondo sassoso e solcato da innumerevoli piccoli oued. Giungiamo alla carrozzabile che collega Tazenakht a Foum-Zguid dopo 135 chilometri di pista da Zagora.
Svoltiamo a sinistra per percorrere i pochi chilometri che, lungo la palmeraie,ci portano in città. All'ingresso c'è una stazione di servizio-albergo dove facciamo benzina.
Foum-Zguid è una guarnigione, qualche negozio (sotto porticati di cemento), un rondò e molte abitazioni in costruzione. Solito rifornimento di pane e acqua e, richiesto alla Gendarmerie Royale la percorribilità della pista e avutone l'assenso, partiamo.
Usciamo dal paese e ci imbattiamo lungo la pista in tre postazioni di batterie mobili dell'esercito marocchino a breve distanza l'una dall'altra. Andiamo avanti con il sole che comincia a calare ed alla ricerca di un luogo dove accamparci per il capodanno. A circa 22 Km dalla città, la pista si avvicina allo oued che scorre sulla destra e a ridosso di un'ansa dello stesso troviamo piccole dune: ci accampiamo. Fa decisamente freddo e ci scaldiamo come possiamo con alcolici vari. Cenone: salmone con maionese, salamini sott'olio, risotto e caffè (mancano solo le donne!). La luce si spegne alle 22.00.
Km 22 - Tissint - Tata - Pista verso Igherm Km 19.
1 gennaio 1992
Km 152. Pista - Tempo: Sole
Dopo aver abbondantemente e comodamente colazionato e poltrito, finalmente alle 12 si parte in direzione Tissint. Pista buona, con tratti da 60/70 Kmh. A circa 50 km da Foum-Zguid sulla sinistra della pista c'è un villaggio (Mrhimina), con palmeraie e marabout. Davanti a noi, verso sud ovest, si apre la piana del Draa (interdetta) con nulla a perdita d'occhio. Qui la direzione cambia di 90 gradi in direzione nord ovest.
Dopo altri 5 Km la pista attraversa il oued Tissint in cui c'è acqua corrente, ai fianchi le palme e gli orti ma non un anima (sarà perché è capodanno?). La pista prosegue in direzione di Tissint seguendo lo oued sulla sinistra. Incontriamo delle grandi dune con rada vegetazione sulla sinistra e, diversi chilometri dopo, sulla destra.
Arriviamo infine a Tissint che si presenta ai nostri occhi come una grande e lunga palmeraie; la pista la aggira per portarsi sull'altura retrostante dove sorgono i comandi militari, una lunga fila di case in costruzione ed il posto di polizia. Veloce e cordiale registrazione dei passaporti ed il poliziotto di guardia ci indica la strada (in fondo alla via principale girare a destra per una strada in discesa che costeggia le caserme e passato l'ufficio postale fermarsi sulla sinistra) per la "grande cascade"....meravigliosa visione. Quanta acqua tutta d'un colpo: gente che lava, gioca, pesca. Francesco, preso dall'euforia, scende in riva al fiume a fare fotografie mentre famigliarizzo con i bambini locali.
Ripartiamo alla volta di Tata. I primi chilometri di pista sono schifosi. Sulla destra una forra con oued e palmeraie molto belli e dall'altro lato una città presso la quale stanno perforando. Dopo molti chilometri scassa macchina e scassac.. giungiamo all'inizio dei lavori della transmarocchina che costeggiamo fino a 35 Km da Tata. Da qui è tutto asfalto nuovo e scorrevole.
Arriviamo a Tata con l'intento di trovare notizie sulle gravures rupestres di cui avevamo letto in Italia: nessuno sa niente e quindi, tenuto presente che l'unico albergo esistente non ispira granché e che il camping locale è semi abbandonato, decidiamo di ripartire per un tour in direzione di Souk-Tleta-de-Tagmoute e Igherm.
Uscendo dalla città, inizialmente la pista segue il corso dello oued per poi arrampicarsi su un altopiano. A 20 Km da Tata facciamo il campo a circa 1200/1300 m. di altitudine. Fa freddo e tira vento. Lo chef consiglia: crema di funghi porcini, simmenthal caffè e liquori.
Souk Tleta de Tagmoute - Igherm - Imitek - Ait Rahhal - Akka
2 gennaio 1992
Km 231. Pista - Tempo: Sole, vento, freddo.
Risveglio con temperatura bassa; ricarica dei bagagli in macchina...e via! Continua la pista di montagna, da brutta a decente, come fondo, a seconda dei tratti. A 30 Km da Tata, in una valle deserta, c'è un vecchio Ksar in rovina sulla sinistra; a fianco, tende di nomadi. Un chilometro dopo la pista si biforca: a sinistra prosegue la vecchia pista che taglia a mezza costa facendo un lungo giro, a destra la pista tracciata nel corso dello oued che taglia decisamente la valle; prendiamo la seconda.
Si arriva così a Souk Tleta de Tagemoute. Sulle prime sembra un posto come tanti altri: case nuove in cemento rosa, caserme eccetera. Poi la pista si infila nella valle retrostante in cui scorre lo Oued Tata e qui ricomincia il bello: intorno a noi coltivazioni di ogni genere, in mezzo ad un palmeto che pare senza fine. La pista segue il palmeto attraversando più volte lo oued. Lungo la pista si snodano canalizzazioni per la distribuzione dell'acqua agli orti che sono un vero miracolo di ingegneria idraulica. Al lavoro vediamo solo donne, contornate da nugoli di bambini. Con qualche brevissima interruzione la palmeraie è lunga la bellezza di 19 Km. Alla fine la pista si arrampica (davvero!) sul lato sinistro della valle, salendo in quota.
Davanti a noi una serie di colline interminabili, percorso accidentato (20/30 Kmh) che ci ricorda un altro arrivo a Igherm. A 90 Km da Tata la pista termina congiungendosi alla strada asfaltata che collega Tata con Igherm. Prendiamo a destra per 10 chilometri ed arriviamo ad Igherm: benzina.
Invertiamo la rotta alla volta di Akka. La prima parte del percorso, buon asfalto e poco traffico non è male: si scende lungo la valle tracciata dal Oued Akka e si attraversano numerosi villaggi con ksar più o meno ben conservati. Dopo circa 77 Km si giunge a Imitek. Prima di entrare in paese, sulla destra, si stacca una pista che segue la direzione di una linea del telegrafo: si tratta della pista che conduce direttamente ad Akka senza passare da Tata.
La pista è semi-abbandonata; in un paio di punti ce la siamo inventata noi. Come riferimento, nonostante il fondo pessimo che ci costringeva a deviare, avevamo la linea del telegrafo che (scopriremo poi) termina effettivamente ad Akka. Per tutta la lunghezza del percorso non incontriamo anima viva.
Arriviamo ad Ait Rahhal (sobborgo di Akka) verso le 16.30. Percorriamo la pista-tangenziale che si snoda sul costone ovest e che ci permette una veduta della palmeraie dall'alto. La pista si congiunge all'asfalto ad un chilometro circa ad ovest della città.
Ci dirigiamo verso il "centro" alla ricerca di un albergo ristorante decente. Il locale albergo non ispira fiducia, perciò prendiamo la decisione di andare al locale campeggio: c'è solo il cartello, una cinta in muratura, 3 palme 3 e basta. Neanche un guardiano! Ci riforniamo di acqua, pane e coraggio e decidiamo di partire verso ovest alla ricerca di un luogo dove accamparci.
Dopo una decina di chilometri, sulla destra, si staglia un rilievo isolato nella piana. Tagliamo fuori pista e lo aggiriamo. Trovata una traccia che lo risale, ci infiliamo lungo un taglio nella roccia con evidenti tracce di veicoli: arrivati a mezza costa ci fermiamo e facciamo il campo. Sarà per il vento, sarà per la stanchezza, sarà per il freddo, ma da un po' di tempo i nostri accampamenti sono ridotti all'osso. Sono le 23 ed è ora di chiudere. Buonanotte.
Touzounine - Fam el Hisn - Id Aissa - Bouizakarne - Tiznit - Agadir
3 gennaio 1992
Km 413 - Asfalto, pista - Tempo: Sole, vento da S.E.
Dopo una colazione con stoviglie lerce (non abbiamo più acqua nella tanica) e una visione della piana che ci circonda dalla sommità dell'altura su cui abbiamo dormito, alle 10.30 partiamo. Le sgnappe sono alla fine! Si va' in velocità alla volta di Fam-el Hisn. Al bivio subito prima della città controllo della Gendarmerie Royale. Ci viene detto che la pista verso Assa è minata e che quindi dobbiamo seguire il goudron verso Bouizakarne. Il policeman è gentile e per consolarci ci segnala la località di Amtodi: pista a destra di circa 25 Km a 55/60 Km dal blocco. Lungo il percorso facciamo benzina. Arrivati al bivio, pur tra i dubbi, imbocchiamo la pista. Passato il primo paese (5 Km) e superata una collinetta, la pista si biforca: prendere a destra. In realtà stiamo cercando altre gravures rupestres ma, arrivati ad Amtodi scopriamo che si tratta di un antico granaio fortificato, un agadir, arroccato su un torrione di roccia a protezione dell'ingresso di una gorge con palmeraie. Subito prima dell'ingresso in paese c'è un hotel nuovo, con piscina. Entriamo nel villaggio per prendere (a piedi) il sentiero che ci porterà alla casba. Vi sono alcuni turisti, e scopriremo poi, chiacchierando con il guardiano della casba Alì che il luogo, non segnalato su alcuna guida, è ben noto alle comitive di turisti di Francorosso e Alpitour. Naturalmente ora che serviva, la telecamera ha dichiarato definitivamente forfait! L’agadir ha il suo nome in Id-Aissa (nome con cui è indicato il luogo sulla carta Michelin 969), è del 1600 ed è stata abitata (610 famiglie) fino al 1950. Oggi in rovina, conserva un sistema di cisterne con relative canalizzazioni, piccole abitazioni e cunicoli di collegamento scavati in parte nella roccia. Forte di quattro torri di avvistamento, domina completamente l'ingresso della palmeraie.
Tutta la valle con orti villaggi e palmeraie prende il nome di Amtodi (segnaletica stradale) ed è lunga circa tre chilometri tra pareti a picco. Nella parte alta oltre ad altri agadir, si trova una sorgente che in pratica da la vita a tutti gli orticelli che si snodano ai lati del oued centrale. Molto suggestiva l'eco del muezzin che rimbalza tra le rocce. Dopo una regalia di dirham ai fanciulli (ed una fanciulla, svergognata!) ripartiamo in direzione di Agadir, meta dei nostri sogni e del nostro sporco.
Arriviamo ad Agadir con il buio e ci fermiamo all'hotel Atlas Liwa (seconda categoria). Agadir, nome che in Europa suona esotico ma che corrisponde a quanto di più occidentale vi sia in nord Africa. La città è stata ricostruita negli anni settanta e tale è rimasta: cose ben progettate e costruite allora non si sono evolute e sono quindi invecchiate precocemente. Il nostro albergo, ad esempio, doveva essere mica male all'epoca della sua costruzione ma la scarsa manutenzione e il ritardo temporale per ciò che riguarda la gestione lo hanno fatto invecchiare male.
Agadir - Oualidia
4 gennaio 1992
Km. 423. Asfalto - Tempo: sole
Dopo una lauta colazione (la cosa migliore dell'albergo) ed eluse tutte le moine del groom per avere una mancia, partiamo con obbiettivo la "spiaggia dei fricchettoni" che le nostre memorie situano a nord della città. Nella realtà, scopriamo con nostro vivo disappunto che non è lì; la nostra nuova localizzazione (a spanne) è a nord di Sidi Ifni. Arresici all'evidenza dei fatti decidiamo stoicamente di saltare a pie' pari una tappa e puntiamo su Oualidia. La strada dopo aver abbandonato la costa si snoda attraverso colline verdi e intensamente coltivati. A 25 Km a sud da Essaouira si stacca la strada (11 Km) che porta alla spiaggia di Sidi-Kaouki dove passai due giorni a giocare a pallone con i ragazzini locali dormendo la notte alla belle etoile nel 1983. Oggi c'è un piccolo albergo per windsurfers con 10 camere e sono previsti altri insediamenti turistici nel 93. C'è anche un camping. La spiaggia è bella come allora, dominata ad un estremità dal frequentatissimo e bianco marabout; quanto durerà? Mangiamo nell'alberghetto locale (ma facente parte di una catena francese) una tajine di pesce ottimo ma un po' caro.
Dopodiché, grande tirata fino a Oualidia (patria delle huitres) a cui giungiamo con il buio. La cucina del ristorante è sempre ottima (Hotel de la lagune) come anche il vino bianco Special Coquillage. La stanza in cui dormiamo è dignitosa ma fredda e umida. L'anziano gestore dell'albergo è molto fiero della cucina della sua maison. Francesco, che ha fatto un giro la mattina dopo fino alla laguna e al paese in riva al mare, dice che ci sono due nuovi alberghi che probabilmente danneggiano il nostro, anche perché vicini alla spiaggia che si trova sul lato esterno della laguna. Il pranzo è così composto: insalata mista gigante, cozze più o meno alla marinara, gamberi, grande pesce (branzino?), arance dolcissime, caffè.
Oualidia - El Jadida - Casablanca - Rabat - Kenitra - Souk El Arbà - Larache - Tetouan - Martil
5 gennaio 1992
Km 620. Asfalto - Tempo: sole
Presi da frenesia, decidiamo di rientrare velocemente in Europa. Succede sempre così quando si ritorna dal sud del paese. Abbiamo finito gli ultimi dhiram con gli ultimi due pani e l'ultimo pieno. E' domenica. E' festa, ogni villaggio è un enorme souk (gigantesco quello di Bir-Jdid) che impegna nella guida per cercare di evitare carretti, asini, pedoni e tutto ciò che si muove o può farlo da un momento all'altro. Lungo il percorso fino a Martil, grandi vendite di tutto: ceramiche, mazzi di asparagi, cappellini, polli vivi, arachidi, delle strane piante non meglio identificate (verosimilmente commestibili), sacchetti da 20 uova, eccetera.. Una curiosità: l'autostrada tra Casablanca e Rabat è a pagamento. Arriviamo a Martil al tramonto; il camping è sempre lo stesso, le frequentazioni anche, io non sto bene e Francesco si abboffa di brochettes.
Martil - Ceuta - Algeciras - Bolonia
6 gennaio 1992
Km 81. Asfalto - Tempo: nuvoloso, vento.
Partenza dal camping dopo un saluto del "biondo" verso le 9.30. Dopo aver acquistato due tajine giungiamo al confine dove in mezz'oretta sbrighiamo le pratiche e passiamo. Facciamo il pieno (a Ceuta costa meno) e i biglietti per l'imbarco. Non c'è coda e dopo un controllo canino ci imbarchiamo. Mare mosso, vento forte da est. Abbiamo poche pesetas ma compriamo whisky e cioccolato. Sbarco, nuovo controllo canino, cambio di pesetas e sono già le 15.
Partiamo verso Siviglia e passiamo da Tarifa ma trovati i ristoranti locali pieni, proseguiamo per poi deviare verso Bolonia: una piccola scoperta (ma Francesco c'era già stato). Troviamo da dormire all'hostal Bellavista e da mangiare al ristorante Rejas. Ottimo pranzo, prezzo modico, ristoratore simpatico e gentile. Francesco va a passeggiare sulla spiaggia ed io, dopo un bagno ristoratore lo raggiungo. Vento mitico e raccolta di conchiglie. Questa Bolonia è un posticino niente male: tranquilla, pacifica, poche case, due o tre alberghi chiusi. Zona archeologica con resti romani (colonne ecc.) peraltro recintate e non accessibili. Altre zone sono delimitate da filo spinato e segnalate come zone archeologiche, ma di scavi o lavori neanche l'ombra. Francesco dice che la situazione era identica cinque anni fa. Con una collina abbastanza verde alle spalle, il mare aperto davanti e una lunga e bella spiaggia è un piccolo angolo di paradiso. La sera torniamo a piedi al ristorante ma troviamo il proprietario che ha appena chiuso e se ne sta andando. Ritornando all'hostal con gli stomaci che danno chiari segnali di panico, veniamo raggiunti dal ristoratore con moglie che ci dice di tornare: riapre per noi. Serata piacevole, lui è simpatico e buon conversatore e sua moglie cucina da Dio. Insalata gigante, seppie al nero, tonno in salsa, ananas (Francesco con whisky), caffè e vino bianco locale.
Domani si riparte. Direzione: casa.