Sport

24/02/2004

Dedicato al tifoso granata sul web

Autore: Carlo Nesti
Tratto da: Guerin Sportivo
Esiste una nuova Carboneria, nel mondo di Internet, che in Italia rappresenta la più invisibile, appassionata, e struggente delle tifoserie calcistiche: quella del Torino. Covi telematici, sotto forma di siti Web, danno vita ad una sorta di grande società segreta, alla disperata ricerca di un ?principe? al quale affidare il proprio Risorgimento. Il ?Carlo Alberto? di ottocentesca memoria, all?inizio di gennaio, sembrò essere Ernesto Pellegrini, ma si trattò di una dolce e inutile illusione, un?utopia di riscatto. L?ex presidente dell?Inter fu travolto da valanghe di e-mail, di appelli ad abbandonare l?esilio dorato costruito sulle mense aziendali, ma la sincera commozione non bastò.

L?attualità di questa Carboneria, oggi, è una interminabile guerra di successione, il tentativo di rintracciare, in qualche angolo del mondo, l?erede di Francesco Cimminelli. Il ?patron? granata, che si presentò alla gente dicendo di essere simpatizzante della Juventus, insensibile al fascino di Superga, fece fin da subito sentire i tifosi suoi ostaggi. E il peccato originale, figlio della schiettezza ma anche del disprezzo, non fu mai perdonato nei confessionali torinisti, neanche a fronte di 300 miliardi di vecchie lire investite.

Se è vero che il dolore produce arte, il Torino è la squadra di calcio italiana che continua a sopravvivere, più di ogni altra, sull?onda lunghissima della memoria, generando poesia. E? il club con più libri, inni, giornali, e adesso siti Internet, perché l?evasione da un presente crudo, e deludente, assegna alla ?parola? un potere straordinario. Provate a fare un salto nel Forum di Toronews, che vanta 2140 iscritti: troverete professionisti di ogni campo discutere, quotidianamente, su come resuscitare il cadavere granata.

Se il ?guru? di questo popolo senza re, ma con una storia ineguagliabile alle spalle, non è ex giocatore, bensì un giornalista, Massimo Gramellini, è proprio per il predominio della ?parola?. Il collega, tifoso ?doc? e penna sopraffina, è stato l?ideatore di una pacifica marcia dell?Orgoglio Granata, che, il 4 maggio 2003, ha raccolto nelle strade di Torino 50 mila persone.

Mai nessuna società di calcio al mondo, il giorno dopo una retrocessione, ha saputo reagire alla rabbia con la festa, una gigantesca autopromozione per convincere qualcuno a comprare. L?evento, che ha fatto il giro del globo, ha aggiunto un altro capitolo al romanzo dell?unicità torinista, della quale fa parte anche il comportamento domenicale del supporter.

E? un sostenitore perennemente incazzato, ipercritico, antipadronale e sfuggente, che diserta lo stadio, ma fuori dallo stadio tifa come nessun altro saprebbe tifare. E? un sostenitore che rifiuta la realtà, che non la vuol vedere, onde evitare ulteriori mortificazioni, e che rimanda eternamente il ritorno in tribuna all?ora del giudizio.

Proprio il firmamento di Internet, fatto di ?nick?, di soprannomi e di anonimato, sembra fatto su misura per questo tipo di tifoso, e per il suo modo carbonaro di soffrire. Anche i carbonari, nell?Ottocento, furono divisi, esattamente come lo sono i seguaci del Torino, incerti se scegliere l?orco Cimminelli, che salva dal fallimento, o la libertà della Serie C2.

Spesso mi è capitato di pensare al tifoso granata come al Cavaliere Antonius Block, il protagonista del film di Ingmar Bergman ?Il Settimo sigillo?, che gioca a scacchi con la Morte. Morte, per chi ama la squadra, significa tante cose: Grande Torino, Meroni, Ferrini, e adesso anche prospettiva di cessare di esistere, di non avere più un futuro degno del passato. Nel film, il protagonista tergiversa, cerca risposte, ma poi cede, mentre nella storia, da sempre, il tifoso granata riesce sempre a ottenere dalla Morte la rivincita. E il Grande Sogno di nonni, padri e figli, anche sotto i cieli più lividi, anche senza i gatti del Filadelfia, è di riuscire alla fine a trionfare, a dare ?scacco matto? al destino bastardo.