MSF missions

20/09/1999

Georgia, estate 1999 #5 - Incredibilmente rotondi

Autore: Roberto La Tour

Rotondi, molto rotondi, rotondissimi. Di una rotondità poco comune, sono i sederi delle ragazze Georgiane che ballavano alla mia festa di addio sabato sera. C?era Mzia, con il suoi pantaloni attillati, e poi Nato, la più carina di tutte, gote rosse denti bianchi voce roca, che muoveva quella parte del corpo come le fanciulle di zone più tropicali. Nino, elegante nel suo abito lungo di velluto azzurro, è l?aristocratica del gruppo; in città c?è ancora il palazzo della sua famiglia, trasformato in orridi appartamenti e uffici. Poi Nana, la mia collega, carina come sempre, in abito corto nero, non avrebbe stonato in un elegante salotto torinese. Kathuna, dolcissima, peccato non sia venuta con la sua chitarra. Purtroppo mancava Nia, bellissima, alta, sexy, occupa la scrivania vicino alla mia; spesso viene in ufficio con una camicia che le scopre l?ombelico.

Come avrete capito, ho dato una festa di addio che è stata un successo. Volevo farlo sabato prossimo, e partire per l?Armenia domenica per i miei ultimi giorni caucasici, ma siccome i miei due colleghi Nicolai e Anastasios (Tassos) vogliono approfittare del passaggio e venire a passare un weekend nell?Armenia che gli ho talmente decantato, la partenza è stata fissata a venerdì prossimo e la festa anticipata a questo sabato. Prevedendo una ventina di persone, sono andato insieme a Nicolai al grande mercato e ho comperato tre chili di funghi fenomenali: porcini e quelli che crescono attaccati agli alberi. Ho preso inoltre tre polli, e due chili di pesciolini in salamoia. Tornato a casa in un pulmino stipato con i miei sacchi di buone cose, ho cominciato a cucinare sfilettando i pesciolini, senza dimenticare di dare i più piccoli agli ?hooligans?, due simpatici anatroccoli che regolarmente vengono a farci visita entrando in casa senza scrupoli, purtroppo lasciando in giro varie testimonianze. I filetti sono stati messi a strati con fette di limone, anelli di cipolla e prezzemolo. Ho fatto il risotto con due chili di riso e tutti i funghi non marci, ho infornato i polli con patate e cipolle, e quando gli invitati sono arrivati ho fatto bella figura. La serata è stata un successo; si è mangiato e bevuto, poi ballato, e si è conclusa con una magnifica partita di ?indovina il titolo del film? con qualcuno che lo deve mimare. Nato è stata grandiosa quando le è toccato mimare ?Kamasutra?.

Il giorno dopo, cioè ieri, Nana, Tassos e io siamo andati a David Garedze, un posto che secondo tutti dovevo assolutamente vedere prima di partire. Abbiamo preso il pulmino per Rustavi, una città industriale a 30 Km da Tbilisi. E un posto orrendo, creato dal nulla nel 1949 per farne un importante centro industriale e ampliato fino alla Perestroika. Ci sono dei palazzoni di dieci piani laidi, squallidi, sporchi, fatiscenti, disposti a schiera e che circondano una vasta piazza quadrata. Per fortuna la parte più vecchia, anni cinquanta, è molto più, se non proprio carina, perlomeno a misura d?uomo, con viali alberati e condomini di tre piani con colonnine alle finestre, in uno stile che noi potremmo chiamare anni venti o forse inizio secolo. Arrivati lì, l?autista del pulmino ci propone di portarci lui a David Garedze. Negoziamo il prezzo, e via! Passiamo un panorama industriale tutto vecchie fabbriche degno di un film di Fritz Lang e ci addentriamo in un paesaggio brullo, desolato, inabitato, quasi desertico. La strada diventa uno sterrato pieno di bivi senza indicazione alcuna, e ci sbagliamo varie volte. Chiediamo la strada a dei pastori a cavallo che accompagnano importanti mandrie di mucche (ehi! In Georgia ci sono i cowboy!), e finalmente giungiamo a destinazione, in una valle con rocce a strati multicolori, esattamente come a Petra, in Giordania. Lì c?è un antichissimo monastero, tuttora in funzione. Una cappella e due torri sono in mattoni, le mura di cinta sono in pietra, ma tutto il resto, comprese le celle ancora oggi abitate dai monaci, è scavato nella roccia. E molto bello. Dopodiché ci siamo inerpicati fino in cima alla collina, e abbiamo goduto di una vista pazzesca dall?altro lato, sull?Azerbaïdjan, un vero deserto. Da quel lato ci sono numerose grotte, non è chiaro se sono naturali o scavate dall?uomo, in cui vivevano degli eremiti. Sono affrescate, pare un migliaio di anni fa, con immagini religiose, santi, eccetera. Proprio sulle immagini sono stati incisi, di recente, nomi e date. Immaginate decine di persone che incidono ?Paolo ama Maria? o ?Giuseppe è stato qui il 3 marzo 1988? sugli affreschi di Giotto a Padova? Nana dice che sono stati i soldati russi di stazza lì vicino fino alla fine dell?URSS; può darsi, la maggior parte dei Graffiti è in caratteri cirillici, ma qualcuno in georgiano l?ho visto, e Nana mi ha detto che erano nomi femminili. Comunque per vedere queste grotte si è dovuto camminare su un sentiero abbastanza scosceso, e è stato difficile per il povero Tassos, che soffre di vertigini, e che sobbalzava ogni volta che Nana, che ha la fobia dei serpenti, cacciava un urlo alla vista della minima innocente lucertola.

Il weekend precedente, invece, sono venuti a trovarmi gli amici dall?Armenia. Dovevano venire i miei colleghi dell?inverno scorso, più Hilde, carina infermiera norvegese che lavora in un ospedale psichiatrico. Li aspettavo per le nove di venerdì sera, ma per la strada hanno investito una carretta, hanno dovuto accompagnare il povero vetturino all?ospedale (per fortuna, se l?è cavata con dei punti), e negoziare per ore con medici e polizia che venisse stilato un rapporto dal quale risultasse che la carretta l?incidente l?ha avuto per conto suo, in modo di non mandare l?autista sotto processo. Tra una cosa e l?altra, sono arrivati a casa alle due e mezza. E seguito un weekend pigrissimo e mangereccio, ma pure culturale. Infatti sabato sera siamo andati in un teatro che sembra un ?caveau? dell?avanguardia parigina più estrema, a vedere uno spettacolo di marionette molto famoso, ?La Battaglia di Stalingrado?, di Rezo Gabriadze. Tutto in russo, capivo poco, ma Eka, seduta vicino a me, traduceva. Una marionetta cavallo era innamorato di una marionetta cavalla, ma moriva a seguito delle sue ferite in guerra. Una marionetta formica piangeva la morte di suo figlio. Altre marionette, umane, vivevano storie di amore e morte durante la guerra. Molto bello, ma forse un po? troppo intellettuale per me. Dopo lo spettacolo abbiamo mangiato piatti tradizionali georgiani (cervella fritta, funghi in umido, maiale alla brace) in un ristorante attaccato al teatro, tutto in legno col soffitto basso e i poster degli spettacoli ai muri; se non fosse per ciò che abbiamo mangiato e il conto di cinque dollari a testa, avremmo potuto essere in un ?bistrot branché? in Francia o a Ginevra.

Non so cos?altro raccontare: dalla mia ultima logorroica missiva, sono tornato in Armenia due volte, e la prima ho fatto il bagno nel lago Sevan. Visto l?inverno scorso con l?acqua che cominciava a gelare, ci siamo goduti una spiaggia di sabbia bianca, un?acqua limpidissima e un sole micidiale (siamo a 1900 m). E proprio un bel posto, peccato che i gitanti domenicali armeni abbandonino sul posto i resti dei loro pic-nic. Parlando di armeni in spiaggia, è proprio curioso vedere le donne coprirsi come le donne Talebane per evitare a qualsiasi costo il rischio di abbronzare anche un pochino. Mamma mia, soprattutto non essere somigliante a una contadina! Se continuano così, finiranno per assomigliare alla moglie di Dracula, o a Biancaneve: capelli e occhi neri come china, e pelle bianca come la neve. Boh, dopotutto i gusti sono gusti.


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