Società

10/11/2004

L'autostrada delle sabbie

Autore: Alberico Barattieri
Abbiamo percorso a ritroso la strada che, fino a poco tempo fa, era percorsa dai clandestini provenienti dai paesi a sud del Sahara ed abbiamo potuto verificare le conseguenze dell'accordo Libia-Italia sul controllo delle frontiere. Si tratta di un percorso che nella sua parte più desertica è di circa 1000 chilometri in territorio libico e nigerino.

In Niger, grande collettore di uomini e donne disperate provenienti da sud, è stata la città di Dirkou. Le immagini che nei mesi scorsi abbiamo visto di migliaia di persone assembrate in polverosi spiazzi ai margini della città, in attesa di trovare un passaggio abbarbicati su uno dei grandi camion a sei ruote motrici, sono ormai cosa del passato. Oggi, in conseguenza del "blocco" messo in atto dai libici, i clandestini si dirigono in direzione di altri "passaggi" ad occidente (Mauritania-Marocco, Mali-Algeria) verso il nord, verso l'Europa. I piazzali sono vuoti, i pochi camion visti sono carichi di foraggio e benzina di contrabbando ma il flusso dei clandestini si è quasi completamente interrotto. Le poche persone del Burkina e della Nigeria incontrate sono coloro i quali non avendo soldi ed essendo ormai chiusa questa via di emigrazione si ritrovano bloccati, sopravvivendo in condizione di semi-schiavitù presso le famiglie più benestanti.
Non avendo più da rifornire di viveri e benzina coloro che volevano entrare in Libia, il commercio della città si è quasi paralizzato. Solo le forniture alla compagnia cinese di ricerca petrolifera che sta sondando (pare con buoni risultati) a tappeto il Ténéré riescono a dare un po' di respiro al grande mercato. La cosa è particolarmente grave se consideriamo che Dirkou, centro più importante della falesia del Kawar, è una città che resiste non senza difficoltà al più arido dei deserti grazie alla tradizionale resistenza delle sue genti, tubu, kanuri, touareg.

Lungo tutto il percorso che da Al Katrun in Libia ci ha portati fino a Dirkou, le sole presenze incontrate sono state i posti di blocco dei militari e le carovane di cammelli che dal Niger vengono portate ai mercati di Al Katrun e Sebha per essere vendute. Queste rare carovane sono ben organizzate, con autobotti e camion con il foraggio al seguito. Se non si può escludere che alcuni dei componenti possano essere dei clandestini, si tratta comunque di un numero estremamente esiguo.

In territorio libico abbiamo incontrato una situazione particolare. Infatti da Al Katrun in avanti abbiamo viaggiato a fianco di una vera e propria autostrada a cui mancava solo l'asfalto. Vi erano già posati i picchetti che servono a guidare correttamente le macchine asfaltatrici. Spesso, per lunghi tratti, il percorso era ostruito da mucchi di terra, di recente costituzione. Come a voler rendere impraticabile un tracciato giunto quasi a completamento. Ogni tanto un cantiere con attività ridotta a zero e due distributori (chiusi).
Viene da domandarsi quale peso abbia avuto questa autostrada del deserto nella definizione dei recenti accordi italo-libici. Infatti si tratta di un manufatto evidente, anche da una foto satellitare, dunque è presumibile che il nostro Governo fosse a conoscenza della sua esistenza. A cosa poteva servire un collegamento veloce dal confine nigerino se non a facilitare e moltiplicare il flusso di  clandestini da usare come arma di pressione, vista l'impossibilità di fermare il flusso di clandestini una volta partiti dalle coste libiche? Il dato che più fa riflettere su questa possibilità è dato dal fatto che i chilometri al momento già asfaltati son quelli dal confine nigerino verso nord, come a sottolineare la volontà di portare a termine l'opera per collegare il Niger alla Libia e non per favorire la colonizzazione a sud di Al Katrun come sarebbe se fosse asfaltata a partire da nord.

Nota del 27/10/2005
Viaggiatori che hanno percorso in questi giorni il medesimo itinerario ci segnalano che il percoro è ora completamente asfaltato da Al Katrun fino al confine libico-nigerino del passo di Tummo.